La Grotta di Pozzo del Diavolo Monte Venere – Lago di Vico (VT)
Unico esempio di speleologia vulcanica nel Lazio
Testo e foto di Andrea Cerquetti (Speleo Club Roma )
Nel Lazio settentrionale in provincia di Viterbo, si trova il distretto vulcanico vicano che iniziò la sua attività circa 800.000 anni fa, alternata da lunghi periodi di quiescenza e sviluppata principalmente da un edificio centrale: il vulcano di Vico.
Questo è uno strato-vulcano con una caldera centrale di sprofondamento leggermente eccentrica verso Sud all’interno della quale si trovano il lago omonimo e l’edificio secondario di Monte Venere, prodotto dalle ultime eruzioni dell’apparato vulcanico. Il periodo di attività eruttiva del distretto vicano è stato contraddistinto da quattro fasi principali: la prima di tipo prevalentemente esplosivo, mentre la seconda – durante la quale venne costruito l’edificio centrale (Vulcano di Vico) – fu a carattere prevalentemente effusivo, nella terza fase l’attività tornò ad essere essenzialmente esplosiva, con l’emissione delle principali colate piroclastiche e la formazione della Caldera di Vico per il collasso della parte sommitale dell’edificio. La quarta ed ultima fase fu caratterizzata da violente esplosioni idromagmatiche dovute alla presenza di un bacino lacustre all’interno della cinta calderica. Il cono piroclastico di Monte Venere è il prodotto dell’ultima fase eruttiva del vulcano di Vico, avvenuta circa 90.000 anni fa. Questo si è edificato nel settore NE all’interno della caldera, ed è un rilievo di forma conica alto circa 830 metri, formato essenzialmente da colate laviche, al cui interno si è impostata la grotta di Pozzo del Diavolo, che risulta essere al momento l’unico esempio di cavità vulcanica della regione Lazio, dove il fenomeno vulcanico ha interessato in epoche precedenti una buona porzione del territorio.
La grotta si trova all’interno della Riserva Naturale del Lago di Vico, e il suo ingresso si apre in prossimità della cima del cono avventizio di Monte Venere ad una quota di 800 metri s.l.m., l’aspetto è quello di una piccola voragine nel terreno, dove un breve saltino conduce al primo ambiente a cielo aperto ricoperto di fogliame e materiale detritico. La cavità appare come una grande sala di crollo inclinata, il cui pavimento è ricoperto da numerosi massi e lastroni sconnessi, mentre la volta e le pareti sono lisce, formate da blocchi di basalto scuro con spigoli vivi.Proseguendo verso il fondo si susseguono brevi e angusti spazi tra caotici ed instabili massi di crollo, fino a raggiungere un breve tratto in pendenza che restringe e termina la grotta. Le generali condizioni dell’ambiente denotano uno stato di avanzata senilità, la struttura originaria è difficilmente riconoscibile. Il materiale di crollo, i blocchi basaltici ben conservati e il fenomeno di sedimentazione in corso, sono particolari aspetti che distinguono le grotte vulcaniche. I recenti studi e le ricerche effettuate lasciano presupporre che la grotta, all’interno del condotto eruttivo dell’edificio vulcanico di Monte Venere, abbia avuto origine per contrazione del fuso magmatico a seguito della sua solidificazione. Precedenti scavi archeologici hanno accertato che la Grotta di Pozzo del Diavolo venne frequentata nel passato, infatti i diversi vasi di ceramica rinvenuti assieme ad altri reperti, lasciano ipotizzare che la grotta sia stata utilizzata come antico luogo di culto nell’era neolitica.
Testo e foto di Andrea Cerquetti (Speleo Club Roma )
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